Michele Del Re, docente di diritto penale all'Università di Camerino che da anni si occupa della "devianza criminosa connessa al momento religioso", utilizza - nell'offrire una lettura del fenomeno satanista, e dei crimini ad esso connesso - una "via empirica" partendo, cioè, dalle domande sul satanismo come "fatto sociale" e del come, e perché, vi possa essere una simile scelta, perversa e criminogenetica.
Proprio aderendo al principio empirico, il docente universitario - per evitare le posizioni estreme di chi vede dietro il satanismo un complotto internazionale o di chi, viceversa, adotta una linea riduzionista nei confronti del fenomeno, considerandolo frutto di fantasia - dedica alcuni capitoli alla cronaca dei crimini satanisti acclarati e all'analisi dei testi satanisti, dove appaiono chiari i moti distruttivi che vi soggiacciono, tendenti all'eliminazione di tutte le rappresentazioni e leggi morali precedenti.
Secondo l'Autore, poi, il fenomeno satanista appare strettamente legato al diffondersi del New Age, entrambi caratterizzati da una visione olistica, capace di riappropriarsi del principio di analogia e di consonanza universale, pur vivendo accanto - spesso nella stessa persona - al metodo scientifico-naturalistico tipico della società post-industriale.
Gli aspetti qualificanti, quindi, della mentalità satanista, sono la ribellione alla realtà attraverso una destrutturazione del cosmo ordinato e il tentativo di rottura dei tabù più costanti della società umana che, violati, portano alla disgregazione psichica dell'individuo e al degrado sociale; per questo motivo il satanismo vive intimamente delle profonde pulsioni "antisociali". La motivazione ideologica risiede nel fatto che, per il satanismo, ogni ordinamento viene considerato come una difesa dei valori del "nemico" (=Dio), principalmente visti nella triade "famiglia, Stato, religione".
Gli strumenti legislativi, d'altra parte, a dire dell'autore, appaiono oggi fortemente inadeguati a causa del venir meno del tipico parametro tradizionale, fondato sul rapporto verità/liceità; lo Stato, infatti, non essendo arbitro di verità/falsità, deve solo acclarare la liceità delle attività socialmente rilevanti di un credo religioso.
Inoltre, anche la credenza religiosa riprovevole è tutelata, nei limiti del buon costume e della ragionevolezza (coscienza sociale obiettivata)- canone immanente nell'ordinamento e limite implicito di ogni libertà - e pertanto deve risultare una credenza accettabile e tollerabile; tuttavia, la "ragionevolezza" è criterio eminentemente storicistico che varia col tempo e nello spazio.
D'altra parte, continua Del Re, non sono comunque lecite quelle infrazioni penali che hanno per scopo peculiare la violazione dei tabù religiosi recepiti dall'ordinamento e quelli ad essi teleologicamente collegati. Per cui, oltre all'omicidio e all'infanticidio, nella cronaca dei crimini satanisti, si possono trovare delitti contro la pietà dei defunti, contro il sentimento religioso, delitti di libidine violenta, istigazione o agevolazione al suicidio, sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni. Inoltre, tipico fatto penalmente rilevante è l'aggressione all'integrità psichica della persona, che può assumere la forma atroce di abuso rituale.
Al riguardo, il Prof. Del Re, nel ricordare che il reato di plagio (art. 603 c.p.) è stato abolito a seguito di dichiarazione d'incostituzionalità - che, altresì, ha lasciato un vuoto legislativo nella tutela dal danno provocato dal condizionamento psichico - sottolinea che, d'altra parte, egli stesso si è fatto portavoce delle istanze avanzate per riempire tale vuoto e, nel progetto di legge-delega per il nuovo codice penale, le fattispecie criminose del plagio, lavaggio del cervello e condizionamento psichico sono previste nel fatto giuridicamente più descrittivo della "aggressione all'integrità psichica", che può praticarsi con mezzi chimici, chirurgici e psicologici.
Questo aspetto della tutela penale dai crimini satanisti, ma anche più in generale dai crimini delle sette, è uno dei temi che oggi vivacizza di più il mondo accademico, in quanto vi sono posizioni contrastanti sulla possibilità di reintrodurre, per altre vie, il reato di plagio, specialmente se riferito all'attività di appartenenti ai nuovi culti.
Tralasciando quindi le altre fattispecie criminose, riportate dal giurista, appare d'interesse evidenziare come, secondo Del Re, il processo di manipolazione mentale - che si articola attraverso tre momenti fondamentali, quali l'isolamento, l'indottrinamento e il mantenimento - nel satanismo sia presente anche senza arrivare ai casi estremi, proprio per la sua totale assenza di remore nei confronti dell'integrità psichica o della libertà morale della persona.
Risultano impressionanti, poi, i fattori criminogenetici presenti nei giochi di ruolo o nella musica Heavy Metal Rock, in considerazione, soprattutto, dell'influenza che riescono ad avere nella formazione dell'immaginario collettivo giovanile.
Altro tema d'interesse, toccato dal docente in questo suo libro e anch'esso oggetto di divergenti posizioni accademiche, riguarda l'eventualità o meno di poter utilizzare in giudizio le risultanze di testimonianze ottenute sotto ipnosi psichiatrica; infatti, spiega il docente, non è stato ancora acclarato quanto incida anche una ricostruzione fantastica degli avvenimenti, da parte del soggetto, durante il trattamento ipnotico; tuttavia, nel stigmatizzare un uso "tout court" di tali testimonianze, altresì, non vede "perché si debba negare l'utilizzabilità istruttoria per queste testimonianze, quando esse siano corroborate e confermate da obiettivi riscontri positivi e negativi".
Il Prof. Del Re, pertanto, auspica una maggiore attenzione al fenomeno, con forme di prevenzione e controllo su associazioni e credenze, almeno potenzialmente criminogenetiche. Il docente, al riguardo, sottolinea il ritardo delle polizie europee rispetto a quella americana, che si è dovuta occupare già da diversi anni del fenomeno affinando gli strumenti di prevenzione e controllo e sforzandosi, tra l'altro, di acquisire una cultura specifica capace di cogliere gli indizi importanti "sulla scena del delitto".
Sulle motivazioni socio-culturali che hanno favorito l'espandersi di questo fenomeno, il docente ravvisa il ruolo determinante della cultura relativista, spettacolare, infantile, mercantile, tecnologizzata e frustante della società attuale, che favorisce questa che può essere definita - per gli aspetti sociopatici evidenziati dal satanista tipo - una regressione allo stato prenatale o neonatale.
Al di là, quindi, dell'aspetto criminologico - il più rilevante da un punto di vista sociologico - l'autore vede nella crisi di fondo dell'idea stessa di morale, e nella venuta meno di qualsiasi punto fermo per la sostanziale vacuità dei valori, la causa profonda di questo degrado che va combattuto, oltre che con l'arma della repressione penalistica, fondamentalmente ridando "forza ad un tessuto etico socialmente appagante e restituendo senso alla festa".
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